La storia


Stemma Storico della
Sezione CAI di Napoli

La Sezione di Napoli fu una delle prime del Club Alpino. Appena 8 anni dopo la fondazione del Club Alpino Italiano (23 ottobre 1863), veniva costituita la “Succursale” (come si definivano allora) del Club a Napoli. Era il 22 gennaio 1871, e quella di Napoli era in assoluto la settima sezione del CAI (dopo la costituzione di Torino, erano già state aperte le sezioni di Aosta, Varallo Sesia, Agordo, Firenze e Domodossola). Fondatori della Sezione di Napoli furono il conte Girolamo Giusso, Vincenzo Volpicelli, il cav. Luigi Riccio e il barone prof. Vincenzo Cesati, milanese ma residente a Napoli in quanto direttore dell’Orto Botanico. Toccò proprio a quest’ultimo divenire il primo presidente della Sezione di Napoli del CAI, sezione che contò subito un discreto numero di soci: 55 nel 1872, 102 nel 1872, 141 nel 1874, 173 nel 1879, 166 nel 1881. La prima sede fu in largo Monte Oliveto 86, al terzo piano, ove i soci si riunivano ogni venerdì dalle 19 alle 23. E nel 1872 alla Sezione toccò di organizzare il V Congresso Nazionale del Club Alpino Italiano, che si svolse non a Napoli ma a Chieti, all’ombra della Maiella (con escursione sul Monte Amaro). Il Congresso costituì il primo ritrovo alpinistico dell’Italia meridionale. Erano tempi in cui l’attività della Sezione si distingueva per i propri aspetti scientifici più che alpinistici veri e propri. Ciò provocò anche una sorta di scissione: la nascita, il primo luglio del 1892, della Società Alpinistica Meridionale, ad opera di alcuni soci napoletani ma iscritti alla sezione di Roma, tra cui Vincenzo Campanile. Le ragioni della costituzione della nuova associazione si possono leggere in uno scritto di Enrico Abbate, anch’egli socio della Sezione CAI di Roma: “La sezione di Napoli, composta da valenti e dotte persone… si era data, anzichè all’alpinismo militante, a coltivare con cura quelle scienze che più hanno attinenza all’alpinismo… Sorse nell’animo del Campanile l’idea di costituire una Società militante di fronte alla Sezione Alpina scientifica…”. La coesistenza delle due associazioni durò fino al 15 marzo del 1899, quando la S.A.M. confluì nel C.A.I.

Intanto l’attività della Sezione continuava: nel 1880 acquisisce la biblioteca sismica di Alexis Perrey, sottratta così alla dispersione (l’intera raccolta verrà poi ceduta, nel 1883, alla Società Napoletana di Storia Patria). Alla fine del 1881 il barone Cesati, dopo 11 anni, lascia la presidenza della sezione; gli succede il conte Girolamo Giusso, che la terrà fino al 1907; il consiglio direttivo annovera, tra gli altri, Giustino Fortunato.
Un altro illustre italiano, Benedetto Croce, presenta domanda di associazione alla sezione napoletana il 4 aprile del 1891. Nel 1900 la Sezione partecipa all’ Esposizione Universale di Parigi, presentando, all’ interno del padiglione del CAI, le proprie pubblicazioni: “L’ Appennino Meridionale” e il “Calendario Alpino”. Il nuovo secolo vede intensificarsi l’attività alpinistica della sezione.
Nel 1901 si distingue per la propria attività il socio capitano Donato De Giorgio: Monte Velino, Corno Grande, Corno Piccolo, Pizzo Cafalone e Intermesole, Cervino, Breithorn, Lyskamm, Riffelhorn Obergabelhorn, Monte Bianco le vette da lui toccate. L’anno seguente, dal 10 al 17 settembre 1902 si tiene a Napoli il XXXIII Congresso del CAI, con 170 partecipanti in rappresentanza di 18 sezioni. Nel 1903 anche l’avvocato Raithel in agosto scala il Monte Bianco; l’ ascensione viene seguita da valle, e il Raithel così ricorda: “All’ improvviso, un leggero rombo che sale dal basso della valle riscuote: sono stato scoperto dai cannocchiali in vedetta laggiù, ed il cannone tuona a Chamonix per annunziare all’ intera vallata che un uomo ha vinto la natura selvaggia, e che un alpinista calca sano e salvo la vetta del gigante delle Alpi”.La sezione conosce, in questo periodo, una grande attività, non accompagnata però da incremento dei soci. Nel 1923 si costituisce un nucleo di ‘arrampicatori’, la cui attività si rivolge alle rocce dell’ isola di Capri (Arco naturale e Faraglioni), al Faito, al costone Quisisana e valloni adiacenti presso Castellammare. Il 1926, dal 26 al 30 settembre, Napoli ospita una nuova assise del CAI, l’Assemblea Generale dei Delegati, con rappresentanti di 30 sezioni. Nel 1933 presso la sezione ha sede anche lo “Sci club Napoli”, presieduto dall’avv. Vincenzo Tecchio. L’anno seguente viene costituito un Comitato scientifico – gruppo grotte, presieduto dal prof. Alessandro Colamonico: vengono esplorate, rilevate, catalogate in catasto 50 grotte; altre vengono segnalate. Nel 1938, per iniziativa del dott. Emilio Buccafusca, viene costituito un Gruppo Napoletano scrittori di montagna. Questa fervente vita della Sezione viene bruscamente stroncata dalla guerra. Cessa praticamente ogni attività, e durante l’occupazione militare si deve abbandonare persino la sede; nonostante i tentativi fatti dal presidente Corona, il mobilio e le carte della sede vengono dispersi. Nell’agosto del 1944 l’ avv. Francesco Ferrazzani, insieme a Giuseppe Bellucci, Flaminio Fidanza, Giulio Natalizio e successivamente l’ ing. Pasquale Palazzo costituiscono un Consiglio di Reggenza per la ricostituzione della Sezione. Un’assemblea straordinaria dei vecchi soci (oltre 30 partecipanti), il 21 dicembre 1944, elegge presidente il prof. ing. Lorenzo de Montemayor; per quanto riguarda la sede, la Sezione viene ospitato in Via Medina 5 dal Partito Liberale Italiano. Si contattano gli antichi soci, e la Sezione torna pian piano alla normalità: entro il 1945 i soci saranno 200. Viene anche ricostituita la Biblioteca, grazie alle donazioni dei soci, in particolare il conte Riccardo Filangieri di Candida; si organizzano nell’anno una decina di escursioni; viene ricostituita la scuola di roccia (affidata al socio dott. Francesco Castellano); viene ricostituito il gruppo sciatori (affidato alla direzione di Giacomo Sangiorgio).
L’ Assemblea Generale dei soci, l’11 novembre, riconferma presidente il prof. de Montemayor. Il 1 febbraio del 1946 riprende la pubblicazione del Bollettino, ora bimestrale; vengono costituite due sotto-sezioni, a Piedimonte d’Alife (“Scarponi del Matese”) e a Sassano. Il gruppo sciatori, ora diretto dall’ ing. Carlo De Vicariis, effettua numerose escursioni; il gruppo rocciatori continua l’ attività sui Faraglioni, aprendo nuove vie; l’ estate vede nuovamente i soci della Sezione impegnati in ascensioni Alpine (Marmolada, Monte Bianco, Breithorn…).
A settembre, a Napoli, si svolge il I Convegno delle Sezioni Centro-Meridionali; la sezione celebra i suoi 75 anni con un numero speciale del Bollettino e una medaglia ricordo; i soci superano quota 300. L’ incremento dei soci continua anche nel 1947: si arriva nel corso dell’anno a 448; nuove sotto-sezioni vengono aperte a Castellammare, a S. Massimo (Matese), a Sarno. Viene costituita una Commissione per l’ elaborazione di un regolamento sezionale. Torna alla sezione il gagliardetto, sottratto alle vicissitudini della guerra e custodito dal socio Carlo Ferraro. Nuove sotto-sezioni aperte anche nel 1948: a Montella e a Napoli presso l’Istituto “Nazareth”, costituito da sole ragazze. Il Nuovo Regolamento viene approvato dall’ Assemblea dei soci. Alla fine dell’ anno de Montemayor rassegna le dimissioni da presidente. Gli anni ’50 cominciano con i problemi per la individuazione di una sede; nel 1955 il presidente ing. Augusto Garroni ottiene dal Comune di Napoli la sede nel cortile del Maschio Angioino, che sarà mantenuta fino agli eventi sismici del 1980; successivamente si passa nei locali di Castel dell’Ovo, occupati ancora oggi, seppur non a tempo pieno.